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METODI PER LA VALUTAZIONE PARTECIPATA

Una rassegna dei metodi e delle tecniche di PAR/PRA

di Phil Bartle, PhD

Tradotto da Stefania Castelli


riferimenti dei coordinatori

Una rassegna dei metodi e delle tecniche di PAR/PRA

Di primo acchito l’acronimo PRA (Partipatory Rural Appraisal/Assessment) può sembrare fuorviante perché include la parola “rurale” sebbene esso si possa applicare ai contesti urbani; inoltre, implica una “appraisal” (valutazione) o un “assessment” (giudizio) nonostante possa essere adottato a partire dalla fase di valutazione fino alla pianificazione dell’azione e alla progettazione reale.

Ciò che è costante è che il processo è caratterizzato dalla partecipazione: quella dei membri della comunità (sia rurale che urbana) o quella degli appartenenti a un’organizzazione.

Si sottolinea l’importanza di dar voce a quelle persone che di solito non ne hanno. In qualità di facilitatori, dovrete dare sostanza e stimoli, ma il contenuto deve essere scelto da tutti i membri della comunità in modo concorde. La raccolta e l’analisi dei dati sono effettuate dai partecipanti; a voi spetterà facilitare piuttosto che controllare questi processi.

Tecniche di valutazione partecipata

Ci sono innumerevoli metodi e approcci alla valutazione partecipata. Nel corso della vostra carriera svilupperete anche voi diversi approcci, che modificherete e sceglierete in base alle circostanze.

Quelli che vi suggeriamo sono solo alcuni spunti. Modificateli e plasmateli per adattarli alle dimensioni del gruppo con cui lavorerete, il luogo, il periodo o in base ad altre caratteristiche dei partecipanti e delle loro condizioni di vita.

Mappatura:

Disegnare la mappa di una comunità è indubbiamente il migliore approccio per iniziare, sia per voi che per la comunità. Portate un gruppo di membri a fare una passeggiata nel territorio della comunità e fate disegnare loro una mappa di quello che vedono. Essa dovrà indicare le strutture della comunità, gli edifici privati, gli aspetti positivi e quelli negativi. Non disegnate la mappa al posto loro.

Un metodo consiste nel far disegnare la mappa a ciascun membro o a gruppi composti da poche persone; in seguito, durante un esercizio di gruppo, impiegate tutte le mappe così ottenute per disegnarne una più grande (per es. usando carta da giornale o i fogli mobili per le lavagne) che combini e sintetizzi ciò che è presente su tutte le mappe.

Le informazioni preziose contenute sulle mappe disegnate da cartografi professionisti possono essere ottenute proprio da quelle disegnate dagli abitanti del luogo. Poiché mostrano la visione di coloro che le hanno disegnate, esse rivelano molto di più sulla conoscenza locale delle risorse, l’uso del territorio e i modelli insediativi, o le caratteristiche dei nuclei familiari.

Tra la mappa e i plastici che descriveremo in seguito c’è una fase intermedia: potreste incoraggiare i membri della comunità a disegnare la loro mappa sul terreno, tracciando le linee con dei bastoncini. La mappa disegnata sul terreno, analogamente a quelle disegnate su una parete, vi dà la possibilità di rendere collettivo questo processo.

Plastici:

Se i membri della comunità aggiungono pietre e legnetti alla mappa che hanno disegnato per terra, stanno semplicemente facendo un plastico, cioè una mappa tridimensionale.

Non disegnate la mappa né costruite il plastico al posto loro; invece spronateli ad apportare il loro contributo. Mentre li osservate, cercate di notare se alcune strutture vengono fatte prima di altre, o se alcune sono più grandi rispetto ad altre. Questo vi darà alcuni spunti per comprendere ciò che può essere importante per i partecipanti.

Prendete appunti; vi aiuteranno a comprendere la comunità dal punto di vista sociologico. Fate una copia cartacea della mappa o del plastico in modo che costituisca un riferimento permanente. Le mappe e i plastici in seguito possono indurre a fare altre passeggiate, durante le quali si potranno annotare i dettagli più minuziosi.

Redigere un inventario della comunità:

L’inventario, e soprattutto il processo della sua redazione, è il fulcro della valutazione partecipata.

Il processo della sua redazione è spesso chiamato intervista semi strutturata. Se fosse un’intervista totalmente non strutturata sarebbe una conversazione a ruota libera che non approderebbe a niente. Una sessione di brainstorming, invece, è altamente strutturata. (Il brainstorming ha i suoi impieghi, soprattutto nella fase di pianificazione del progetto per l’empowerment delle comunità). La redazione dell’inventario sta a cavallo delle due tipologie. La conversazione potrà anche essere un po’ libera, specialmente per permettere ai partecipanti di analizzare i contributi da loro apportati alla redazione dell’inventario.

Non lavorate su una data combinazione di domande, fareste meglio a preparare una lista degli argomenti da affrontare e far in modo di trattarli tutti. Nel formulare questa lista, ricordate di inserire sia gli aspetti positivi della comunità sia quelli negativi. Includete le strutture disponibili, siano esse funzionanti o no. Inserite le potenzialità e le opportunità, ma anche le minacce e gli ostacoli, sia attuali che futuri. Ricordate, si tratta di una valutazione!

L’inventario deve mirare a valutare i punti forti e quelli deboli della comunità. Il vostro compito non è creare l’inventario, ma guidare i membri della comunità a elaborarlo in un lavoro di gruppo.

Il focus group:

Tra i membri della comunità potrebbero esserci svariate esperienze e opinioni. Ci potrebbe essere una certa reticenza a divulgare determinate informazioni a estranei o anche agli stessi membri della comunità: in questi casi il focus group può essere utile. Sarà meglio che lavoriate in coppia con un altro facilitatore: uno farà da moderatore, l’altro annoterà le risposte.

Gli argomenti scelti per la discussione saranno meno di quelli inseriti nell’inventario generale della comunità. Prima tenete delle sessioni separate per i diversi gruppi di interesse, annotate i loro contributi con cura, poi radunateli in modo da condividere in gruppo le loro particolari preoccupazioni. Qui il tatto è molto importante; pur riconoscendo i diversi gruppi d’interesse presenti nella comunità, non volete aumentare le differenze tra di essi – e ampliare lo scisma.

Cfr. il documento di formazione Organizzazione dell’unità.

Non state cercando di rendere uguali i diversi gruppi, ma di far crescere la tolleranza, la comprensione e la collaborazione tra loro. Dei focus group ad hoc vi danno l’opportunità di lavorare separatamente con alcuni gruppi che inizialmente potrebbero avere delle difficoltà a lavorare insieme; tuttavia dovete adoperarvi per far superar loro quest’ostacolo.

La classifica delle preferenze:

Quando ci si trova a lavorare in una comunità in cui sono presenti diversi gruppi d’interesse, sarebbe preferibile fare una classifica delle preferenze di ciascun gruppo per poi analizzarla insieme agli altri.

La classifica delle preferenze è un buono stratagemma per rompere il ghiaccio all’inizio di un’intervista di gruppo, e aiuta a focalizzare la discussione.

La classifica dela ricchezza:

Questo metodo è particolarmente utile per 1) apprendere cosa membri della comunità definiscano povertà, 2) scoprire chi siano i poveri della comunità 3) stratificare le fasce di ricchezza. E tutto ciò sarà più facile se siete riusciti a instaurare un rapporto con i membri della comunità.

Come fare? Un buon metodo è il seguente: scrivete su dei cartoncini il nome di ciascuna famiglia del luogo, scegliete alcuni membri della comunità e chiedete loro di raggruppare questi cartoncini in base alle varie fasce di ricchezza spiegandone il motivo. Il modo in cui suddividono in categorie i membri della comunità, e i motivi addotti per spiegare l’inclusione delle famiglie in determinate categorie piuttosto che in altre rivelano molti aspetti delle componenti socioeconomiche della comunità.

Diagrammi stagionali e storici:

Le variazioni e le tendenze stagionali e storiche possono sfuggire nel corso di una visita lampo in loco.

Si possono sperimentare numerose tecniche per creare dei diagrammi che tengano conto dei cambiamenti ad es. della piovosità, richiesta di manodopera, attività agricole (pesca, caccia, allevamento del bestiame), approvvigionamento di legname da ardere, incidenza delle malattie, emigrazione per motivi di lavoro, riserve alimentari e molti altri elementi che variano con il passare del tempo. I diagrammi da voi elaborati possono essere usati come base per la discussione dei motivi che hanno determinato i cambiamenti e le implicazioni per le persone coinvolte.

Mappatura istituzionale:

Indubbiamente qualcun altro vi avrà detto che il mobilitatore sociale deve essere un sociologo, meglio se praticante. Le informazioni sull’organizzazione sociale della comunità e sulla natura dei gruppi sociali sono difficili da ottenere nel corso di una breve visita. Le relazioni complesse tra i segmenti ricchi e poveri della comunità, i vincoli familiari e i feudi, i gruppi politici non possono essere compresi appieno in poche settimane. Pertanto può essere utile adottare i metodi della valutazione partecipata.

Un modo per capire gli aspetti meno sensibili dell’interazione sociale di una comunità è chiedere agli informatori principali di elaborare un diagramma di Venn. Si tratta di creare dei cerchi che rappresentano un gruppo o un’organizzazione attivi all’interno della comunità; la dimensione di ogni cerchio riflette la relativa importanza del gruppo rappresentato – più il cerchio è piccolo, meno è influente il gruppo da esso rappresentato. La sovrapposizione tra due cerchi rappresenta la collaborazione o decisioni prese in comune tra i due gruppi.

Ma quando usare questi metodi?

I metodi di PAR/PRA sono molto adatti per esprimere giudizi e valutazioni ogni volta che volete che la comunità partecipi alla valutazione. Invece non sono l’approccio più adeguato in tutte le fasi del processo di empowerment.

Ad esempio, non sono il modo migliore se si è riscontata la necessità di trasferire determinate competenze. La formazione per il trasferimento delle competenze può essere partecipata poiché il soggetto da formare impara sul campo, ma non necessariamente usando le tecniche di PRA/PAR.

Noi impieghiamo metafore, storie e proverbi per stabilire un contatto con i membri della comunità. Ve ne cito solo uno: “Non chiedere a una gallina di produrre il latte, e non chiedere a una mucca di deporre le uova”.

Quello che chiedete al metodo di PRA/PAR è di fornirvi lo strumento per la valutazione partecipata e nient’altro

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Ultimo aggiornamento: 14.10.2011

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